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Movimento Popolare.

Gruppo politico sorto a Milano nel 1975. È stato sempre considerato una filiazione del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione, con la precisa finalità dell'impegno politico-sociale. L'organizzazione non confluì mai nella Democrazia Cristiana, neanche come corrente, pur essendone di fatto una forza collaterale, presentando i suoi uomini nelle liste DC, ma in sostanziale autonomia dal partito. Il M.P. ebbe sempre il suo punto di forza nel lavoro volontario di migliaia di attivisti, quasi interamente costituiti da "ciellini", di modo che i confini fra le due associazioni si fecero praticamente irriconoscibili, e nell'appoggio esplicito dei vertici della gerarchia ecclesiale. La riflessione del movimento stigmatizzò i "peccati d'omissione" dei cattolici italiani (assenteismo dalla vita sociale, rifugio nel privato, perdita di identità) ed ebbe come conseguenza il dispiegarsi di un intenso lavoro di base nel campo della scuola, dell'università, delle cooperative, della cultura e dei mezzi di informazione, oltre che direttamente in quello politico. La presenza di una larga base di consenso e di volontariato trasformarono M.P. in un formidabile serbatoio di voti, tanto che nelle elezioni europee del 1984 il leader del movimento, Roberto Formigoni, surclassò il capolista Scalfaro con ben 450.000 preferenze e l'anno seguente, durante le elezioni amministrative, i candidati di M.P. superarono spesso i capolista ufficiali, con lo slogan "Vota DC per cambiarla". Nel 1986 nacque la "Compagnia delle Opere", associazione di imprese cooperative, che allargò il raggio di azione del movimento anche al settore economico. Durante la segreteria De Mita (1982-88) il M.P. mantenne un atteggiamento di forte critica rispetto al presunto laicismo e tecnocratismo della medesima, e si fece promotore del cosiddetto "documento dei trentanove" contro il segretario. In quegli anni, sotto la guida del nuovo leader Giancarlo Cesana, si produsse un sensibile avvicinamento alla figura di Andreotti e una sostanziale adesione alla politica del CAF. Impegnato nel 1990 contro la guerra del Golfo e propugnatore nel 1991 di un "governissimo DC, PSI, PCI", il movimento fu toccato in alcuni suoi esponenti (Marco Bucarelli, Antonio Simone, Antonio Intiglietta) dalle inchieste Mani pulite iniziate nel 1992. Dopo aver sostenuto la candidatura di Buttiglione alla guida del Partito Popolare, il M.P. decise nel 1994 per il proprio auto-scioglimento, affidando il compito di una presenza cattolica nel sociale alla "Compagnia delle Opere".